Motori, ingranaggi, ruote foniche, trasformatori, preamplificatori e amplificatori, valvole termoioniche, drawbars, tasti… l’organo elettromagnetico Hammond è uno strumento sorprendentemente complesso nella sua semplicità: esso è costituito da circa 12.000-13.000 elementi che uniscono micro-meccanica ed  elettronica per regalare quell’inconfondibile timbro che continua ad entusiasmare musicisti e ascoltatori. L’inventore di questo strumento, Laurens Hammond, era certamente un genio. Nato nel 1895 a Evanstone (Illinois), a 14 anni aveva già progettato un cambio automatico per automobile. Nel 1934, a seguito di un bando negli USA per la realizzazione di un organo liturgico dai costi contenuti, brevettò un organo elettronico la cui generazione del suono avveniva mediante un generatore elettromagnetico (tonewheels) con le cosiddette ruote foniche. Era nato il primo organo Hammond mod. “A”, capostipite di una generazione che ha affascinato i più grandi nomi del jazz, del rock e di tutta la musica in genere.

Il valore di un organo Hammond, non solo economico, è tale per cui non vale la pena rischiare di commettere errori ad opera di persone non qualificate o sprovviste della necessaria strumentazione. A volte è necessario reperire i ricambi negli Stati Uniti o addirittura costruire ex novo un componente meccanico introvabile: non è un’attività che si improvvisa.